“Non pensavo fosse così facile.”
“Mi ha cambiato il modo di lavorare.”
Sono solo due dei commenti più frequenti dei docenti che hanno iniziato a integrare l’intelligenza artificiale nella propria didattica.
Ma come si passa dal timore all’entusiasmo? Da dove si comincia? E soprattutto… perché l’AI dovrebbe davvero interessare un insegnante oggi?
Ne abbiamo parlato con Bruno Chiozzi, docente, formatore esperto di tecnologie educative e ideatore del nuovo corso “Cinque Piattaforme AI per la Didattica Innovativa” su Paleos.
Chi è Bruno Chiozzi?
Bruno non è solo un insegnante di discipline letterarie con una lunga carriera alle spalle. È anche un formatore appassionato di innovazione didattica, che da anni affianca i colleghi nella transizione verso una scuola più digitale, inclusiva e accessibile.
Ha lavorato presso l’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto per il Piano Nazionale Scuola Digitale, è certificato EIPASS 7 Modules User, Google Educator e facilitatore EPICT.
In una parola: vive la scuola dal suo interno e sa bene quanto ogni cambiamento debba essere concreto, sostenibile e adattabile al contesto reale delle classi.
“L’AI non è un’entità astratta o lontana. È uno strumento concreto, quotidiano, a portata di mano per tutti.”
Quando l’AI entra in classe (e migliora la vita dei docenti)
L’interesse di Bruno per l’intelligenza artificiale è cresciuto negli ultimi tre anni. Non per moda. Non per entusiasmo tecnologico fine a sé stesso.
“L’interesse è nato dalla consapevolezza del suo potenziale trasformativo e del suo impatto crescente sulla società e sull’educazione.”
Secondo lui, l’AI può davvero risolvere alcuni nodi strutturali della scuola:
- la personalizzazione dell’apprendimento,
- la gestione del tempo (che non basta mai),
- l’inclusione reale di tutti gli studenti.
“Non si tratta di un robot che sostituisce il docente, ma di un assistente intelligente che ci affianca nei compiti più ripetitivi, lasciandoci spazio per la parte più bella: la creatività e la relazione educativa.”
Le resistenze ci sono, ed è normale
Bruno le conosce bene. Durante i suoi corsi, ha visto colleghi incuriositi ma anche preoccupati.
“I dubbi sono tre: l’AI è troppo tecnica, gli studenti la useranno per copiare, e io non ho tempo. Ma possiamo affrontarli, con gradualità.”
Il suo consiglio?
“Partire da una sola piattaforma, applicarla a una sola attività didattica. Senza ansia. Provare, sbagliare, confrontarsi. È lo stesso processo che chiediamo ai nostri studenti.”
E sottolinea anche l’importanza del confronto tra colleghi:
“Le community di pratica sono fondamentali. Il supporto tra pari rende tutto più accessibile e meno isolante.”
Ma l’AI a scuola si usa già. I numeri lo confermano
Durante Fiera Didacta Italia 2025, INDIRE e La Tecnica della Scuola hanno presentato un’indagine su oltre 1.800 docenti.
📊 52,4 % già utilizza l’AI per supportare la didattica
📊 56,7 % la sfrutta per progettare o scrivere relazioni
📊 10 % la impiega come strumento compensativo
📊 21,5 % la usa per i verbali delle riunioni
“Questi dati dimostrano che l’AI non è più solo una possibilità futura. È una realtà concreta, già presente nel lavoro dei docenti.”
Un corso per iniziare davvero: cinque piattaforme AI, zero ansia
Nel suo nuovo corso per Paleos, Bruno ha selezionato cinque piattaforme ideali per cominciare:
- Curipod
- Monsha
- Teachy
- Brisk Teaching
- SchoolAI
“Sono strumenti pensati per l’ambito scolastico, con interfacce intuitive e attività pronte all’uso. Questo permette ai docenti di ottenere subito risultati, senza sentirsi sopraffatti.”
Risultati immediati (e sorprendenti)
Chi inizia a usare queste piattaforme può ottenere:
✅ più tempo libero
✅ materiali più personalizzati
✅ attività più coinvolgenti
✅ valutazioni più efficaci
✅ nuova energia creativa
“Un collega mi ha detto: ‘Ora posso progettare lezioni che appassionano, invece di perdermi nella burocrazia.’ Questo è il cuore dell’innovazione.”
L’AI può essere anche sostenibile?
Sì, se viene usata con consapevolezza, spirito critico e attenzione etica.
Bruno parla spesso di “AI sostenibile”: una tecnologia che rispetta i dati, l’ambiente e le relazioni umane.
Nel suo corso si affrontano:
- Etica e privacy
- Rischi di bias e disinformazione
- Inclusione degli studenti fragili
- Equilibrio tra digitale e relazione educativa
“L’intelligenza artificiale deve potenziare, non sostituire. Deve aiutare a costruire una scuola più giusta, accessibile, equa.”
Inoltre, l’AI può:
- Adattare percorsi didattici in base a stili e ritmi individuali
- Fornire feedback personalizzati, immediati e utili
- Generare contenuti su misura per ogni studente
- Supportare studenti con BES e DSA con strumenti compensativi
Conclusione: l’AI non sostituisce il docente. Lo potenzia.
In un momento storico in cui l’intelligenza artificiale entra in ogni ambito della nostra vita, la scuola non può restare indietro. Ma deve farlo con gradualità, competenza e consapevolezza.
“L’AI non è la risposta a tutto, ma può essere uno strumento potente se integrata nel modo giusto. Il mio obiettivo è aiutare i docenti a sentirsi pronti, sicuri e motivati.”
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